Valutare validi cambi tra valute!

Parliamoci chiaro: quando ci si presenta una qualsiasi offerta , che sia da parte di un gestore telefonico, della compagnia del gas oppure qualche emittente privata, la prima cosa che l’italiano pensa è “Dov’è la fregatura?”.
E questo ragionamento è più che comprensibile, perché in Italia siamo abituati a clausole scritte in caratteri minuscoli in calce ai documenti, spesso stese in modo da farci girar la testa dopo la prima riga, e siamo abituati a costi di attivazione, costi di chiusura, costi per recessione di contratti anticipati, costi occulti.
La bolletta del telefono non corrisponde mai a quella che viene promessa negli spot pubblicitari ma per qualche ragione è sempre più alta. Da quando ho iniziato a vivere all’estero ho imparato che oltre alle fregature, qualche occasione per risparmiare esiste sul serio.

Viaggiando parecchio e dovendo spostare i soldi da una valuta all’altra ho deciso di aprire un conto corrente fisso in UK, dove ho la maggior parte dei miei guadagni.
Il problema all’inizio era come trasferire i soldi dall’Italia agli UK senza perderci un capitale in commissioni (contate che spesso vengono offerte commissioni allo 0% ma se poi controllate il tasso di cambio vi accorgerete immediatamente che qualcosa non funziona).

La soluzione migliore che ho trovato è stata TRANSFERWISE, che purtroppo dopo la brexit e le ultime decisioni a mio avviso infelici dell’Inghilterra, ha iniziato ad essere leggermente meno conveniente di prima, ma resta a mio avviso il modo migliore per trasferire somme di denaro.
Inoltre se si invitano tre persone ad usarlo, si avrà un bonus di 50 Euro/Sterline direttamente accreditabile sul nostro conto corrente.
Per farlo dovrete dare il vostro “Referral code” ai vostri amici e loro dovranno iscriversi usando quel link.
Se volete iscrivervi usando il mio codice avrete un primo trasferimento gratuito per un massimo di 500 Euro/Sterline.

Un’altra soluzione che ho trovato vantaggiosa per i miei spostamenti monetari è stata WESWAP.
Si tratta sostanzialmente di una carta ricaricabile che si appoggia al vostro conto corrente di base, si carica con la cifra che desiderate e si avvia lo “scambio” con una delle 18 valute con cui la carta è convenzionata.
Ci sono tre opzioni di scambio: se volete una cosa istantanea dovrete prepararvi ad avere il 2% di commissioni, se volete una conversione in tre giorni avrete una commissione dell’1.3% e se siete disposti ad aspettare sette giorni avrete una commissione del solo 1%.
Anche con WeSwap potete invitare i vostri amici tramite referral code, regalando e guadagnando 5 Euro/Sterline ciascuno. Se si invitano almeno 5 amici si avrà l’opzione per lo Swap a 7 giorni a
commissioni 0% a vita!
Se volete iscrivervi usando il mio codice avrete 5 Euro/Sterline direttamente nel vostro conto Weswap pronte .
Usate questo link: http://swp.to/en/xem7548

Diverse persone vedono questa cosa di invitare persone tramite “referrals” come un approfittarsene o trarre vantaggio da una situazione, ed effettivamente i vantaggi ci sono, e ci sono in entrambe le direzioni ed è potenzialmente  una catena infinita dove si può ricavare un piccolo guadagno e offrire a qualcuno un reale vantaggio.
Nessuno ci perde, nessuno è fregato e per una volta ci si guadagna un po tutti. Allora non vale forse  la pena di essere meno scettici, informarsi e risparmiare quando possibile? 
Se hai qualche suggerimento sono sempre aperto a trovare nuove strade per risparmiare soldi, e magari usare i tuoi codici questa volta!



ACCADDE DOMANI

In cosa consiste esattamente la libertà?
È più facile immaginare la libertà per quello che non è.
Quando ci si sente intrappolati in una sensazione, quando si è rinchiusi, quando si hanno ansie, paure che ci bloccano ed impediscono di essere quello che realmente siamo.
Ecco, queste cose non sono libertà.
Il dover combattere tutti i giorni contro qualcosa, preoccuparsi per i soldi, per la carriera, inseguire chimere, dover sottostare a schemi dettati da altri, dai genitori, dalla scuola, dalla società.
Trecentosessantaquattro giorni fa era sabato. Almeno credo, non sono molto bravo con i numeri.
Ad ogni modo, circa un anno fa era sabato.
Ricordo che durante il giorno c’era il sole, ed era abbastanza caldo. Nel cielo qualche nuvola bianca, vento come sempre a Brighton.
La giornata era abbastanza lenta, sveglia prima di mezzogiorno ad ogni modo, probabilmente un’abbondante colazione, sinceramente non ricordo.
Purtroppo per una ragione o per l’altra mi stavo perdendo tanti eventi in città, pensare che l’avevo scelta proprio per aver sempre qualche distrazione sotto mano.
Nei periodi che seguono le mie separazioni, generalmente ho una fase di apatia in cui passo davvero troppo tempo a fissare il soffitto e troppo poco tempo fuori dalle quattro mura di casa.
Fortunatamente quel periodo stava finendo, anche se quel sabato mi ricordava certe domeniche di un qualsiasi tardo novembre.
Già da tempo mi ero accorto che l’anestesia di certi giorni passati fermo a letto se ne stava andando, e soprattutto stava succedendo quello che spaventosamente non era ancora accaduto: sentire, sentire di nuovo tutto, sentire le cose con forza quasi violenta, com’era accaduto in passato e come mi aspettavo sarebbe successo di nuovo.
Ma quella reazione ha tardato così tanto ad arrivare. Forse quell’anestetico, forse tutti quegli anni, forse un compromesso di troppo assieme a quell’autoconvinzione che le cose andassero bene così, perché forse il mondo girava davvero come mi avevano sempre detto.
Diverse cose stavano accadendo giù in città: il Great Escape, il Brighton Festival ed il Fringe e praticamente me li stavo perdendo tutti, perché non sapevo bene con chi andare, perché non ero stato capace di trovare persone con cui condividere tutte quelle emozioni che si stavano risvegliando e scalpitavano nervose ed arrabbiate per essere state zittite per così tanto tempo.
Ammetto di essermi sentito veramente solo.
Ed è stato in quel momento che mi hai scritto un SMS. Come se ci fossero ancora i vecchi cellulari di una volta, che non sai se la persona ha letto il messaggio oppure no, quei messaggi in cui non puoi inserire faccine gialle ma solo parentesi e trattini.
Mi sono serviti solo pochi secondi per leggerlo, e sentire quasi il tono della tua voce.
La prima sensazione fu di allegria e leggerezza, la stessa che si prova nel ricordare il profumo della primavera dopo un inverno rigido.
Solitamente sono molto veloce a rispondere a qualsiasi messaggio, certe persone direbbero che sono ossessionato e forse non hanno tutti i torti.
Ho aspettato più del solito quella volta, forse per dilatare quell’istante di sublime felicità e di paura il più a lungo possibile.
E poi il terrore di non saper gestire le situazioni, di uscire dalla mia zona sicura, da quei momenti in cui avevo finalmente trovato nuovamente conforto a gioia.
Capita di rado, ma capita, che in qualche modo si percepisca che qualcosa è in procinto di cambiare per sempre, ed ogni mossa, ogni pensiero saranno determinanti nel cambiamento.
Un infinita pioggia di variabili che devono creare l’armonia o il completo caos.
Ricordi quando siamo saliti sopra la fermata dell’autobus? Ed io volevo fare foto a quell’incredibile spettacolo di luci ma avevo dimenticato la memory card. E tu che mi davi del novellino ed avevi così ragione!
E la storia dei soldati richiamati dall’India per combattere una guerra non loro, le lettere alle mogli ed alle fidanzate e quella birra che avevi comprato solo per me, perché sono io la donnicciola che beve birra da poco, e che quella sera mi hai promesso che mi avresti insegnato a bere come un vero uomo.
Proiettarono la marcia di mille persone, che attraversavano campi di fiori di loto e che non sarebbero mai tornate alle loro case, ed ogni singola immagine era di una malinconia perfetta.
Iniziavo a sentire un peso enorme sul petto, le guance arrossate anche se non si vedevano per il buio e per il colore della mia pelle e gli occhi che si caricavano sempre di più.
Ero completamente sopraffatto da quello spettacolo tanto da dimenticarmi di chi avevo accanto, ma poi all’improvviso mi girai e servì meno di niente per capire che i tuoi occhi stavano vedendo le stesse cose che vedevo io.
Mille miglia oltre fino al punto in cui le parole “bellezza”, “gioia” “felicità”, “tristezza”, “malinconia”, “amore” perdono completamente di ogni senso e confine.
Assieme, per la prima volta, soli in mezzo ad un fiume di persone, mi sono sentito inerme, privo di ogni barriera, completamente nudo a quegli occhi che mi avevano raggiunto in un battito di ciglia in una terra che fino a quel momento era stata solamente mia.
E dopo quel che è successo diventa più nebuloso e veloce, tra risate e cadute, tra una canzone degli Smiths ed una dei Joy Division e quando meno ce l’aspettavamo i gabbiani volavano bassi sul porto.
Alla fine c’era un silenzio pieno di tutto quello che sarebbe accaduto molto tempo dopo.
Seduti a guardare il mare ed il cielo schiarire così presto.
In quell’SMS mi avevi chiesto di andare a vedere lo spettacolo di luci al Pavillion, e che potevamo trovarci prima per quattro chiacchiere.
E ricordo ancora la mia risposta.

“Vengo solo se porti tu da bere”.





E quella fu l'estate in cui l'arcobaleno pianse lacrime blu

È passato più di un anno dal nostro ultimo ballo, e di cose ne sono successe veramente tante. Ma non sono successe al di fuori,cioè, ne sono successe tante anche fuori, ma principalmente quello che è cambiato, è cambiato dentro.
Un anno fa mi sono ritrovato a Bologna, sostanzialmente contro la mia volontà, per una decisione presa per esclusione, per avere un luogo dove poter lentamente ricominciare a sentire quel desiderio di fare le valigie e ripartire. Bologna mi anestetizza e mi culla al tempo stesso, galleggio come in un liquido amniotico, tutto è abbastanza scontato e fin troppo conosciuto come le orde di persone che indossano un piumino nero o se si è abbastanza fortunati, si può scorgere qualche piumino colorato.
Sono durato quattro mesi, poi tutto era diventato esageratamente insopportabile, per chi è ormai abituato ai ritmi londinesi, alla tube, a pagare tutto contactless e risolvere ogni cosa su internet, sembrava di aver fatto un salto indietro di 30 anni solo a timbrare il biglietto di carta sul bus.
Decido la mia nuova meta nel giro di pochi giorni, le scelte non sono tante in quel preciso momento, voglio tornare in UK ma Londra è ancora off-limits, troppi ricordi ancora troppo dolorosi legati ad un passato recente e vivido.
Ho bisogno di una città piena di cose da fare, da vedere e da esplorare: l’alternativa è presto trovata, Brighton soddisfa tutte le mie esigenze e tanto so che sarà una cosa temporanea, Hackney mi manca da morire.
Il trasloco è veloce ed indolore, trovo una stanza il giorno stesso che atterro in una bella casa vittoriana. Le coinquiline sono una coppia di ragazze sposate tra di loro, estremamente simpatiche e solari, inoltre nella casa c’è un cane di nome Bob che non mi ha mai amato e due gatti che invece passavano tutto il tempo assieme a me.
Per il resto mi muovo come al solito, cerco la palestra più vicina e conveniente, metto stelline su google maps, apro l’app di Meetup.com, niente di nuovo insomma.
Durante il periodo di ricerca del lavoro passo parte del mio tempo passeggiando ed esplorando la città: fin da subito centellino e gusto lentamente ogni mia nuova scoperta nel terrore di esaurire questa città troppo velocemente. Mi ricordo sempre di non essere più a Londra anche se spesso l’atmosfera è similare ma le dimensioni sono decisamente ridotte. Non vorrei trovarmi nel giro di un paio di mesi ad aver fatto tutto ed iniziare ad annoiarmi, ho intenzione di passare in questa città un lungo periodo.
Ed intanto i messi passavano, tanti amici mi sono venuti a trovare e la scoperta della città era dolce e lenta, spesso passavo interi pomeriggi di fronte al mare a bere una birra ascoltando musica da solo o in compagnia. Farsi degli amici a Brighton è tutto sommato molto semplice se si a sa come muoversi, le vecchie ferite intanto erano guarite lasciando spazio a qualche ammaccatura e a cicatrici sempre meno fresche. Avevo iniziato un corso di Qi-gong e Yoga abbastanza duro che mi ha portato ad aggiustare gli ultimi ingranaggi ancora rotti, le cose andavano bene, anche se ero solo non mi sentivo più solo.
Ricordo di una sera in cui andai ad un meetup in un locale, vidi una ragazza e da li tutto cambiò. Non starò a spiegare cosa è successo nei lunghi mesi a seguire, non qui per lo meno, basti sapere che all’inizio di settembre la situazione a Brighton si era fatta veramente insostenibile e presi la decisione di inscatolare ancora una volta tutta la mia roba e ripartire per Londra, con cui avevo fatto ormai pace.
La città mi accolse nel suo velluto, tornai immediatamente a lavorare nel mio vecchio posto, a metà tra negozi e magazzino, accolto a braccia aperte da tutti i miei vecchi amici, e pronto a farmene dei nuovi. Anche se in fondo, parte di me era rimasta a quelle atmosfere malinconiche sferzate dal vento freddo di fronte al mare.
Poi infine circa un mese fa una notizia inaspettata cambia ancora tutte le carte in tavola, e questa volta proprio non sono solo le carte a cambiare, è direttamente un nuovo gioco a cui non vedo l’ora di iniziare a giocare.
Siamo a dicembre, ormai sotto natale anche se proprio non me ne riesco a rendere conto e ancora una volta tutta la mia roba è dentro degli scatoloni pronti ad essere spediti.
Si torna in Italia ancora una volta ma questa volta solo per pianificare una nuova vita che sarà solo di ricerca della bellezza inseguendo i sogni, una vita come l’ho sempre desiderata e che mai prima d’ora un altro essere umano aveva compreso, una vita senza limiti ne compromessi, finalmente libero di essere ciò che sono sempre stato.
Starò due mesi a Bologna e so che questa volta sarà divertente, sciocco, pieno di risate e di riscoperta per una città che in fondo tanto male non è, se vista con gli occhi e con le persone giuste.
Si ricomincia, ma questa volta per non fermarsi mai, il concetto di casa sarà veramente relativo, si viaggerà leggeri pieni di meraviglia negli occhi ed un piano solido per poter sopravvivere senza troppe difficoltà.
Abbraccio Londra per un’ultima volta, poi chissà che non ci si ritrovi nel futuro, ma ora ho le chiavi del mondo anche se è costato tanto per averle, di certo ora non le abbandonerò mai mai più. Il mondo sarà il nostro immenso parco giochi.





L'ultimo ballo

Ogni bellissima canzone ha una fine, ed ogni musicista sa quanta importanza abbia scrivere la chiusura di un pezzo, perché da quella dipenderà il giudizio dell'ascoltatore: bella o brutta, emozionante o leggera, eterna o di passaggio.
A volte ci sono canzoni troncate, a volte i suoni scivolano via come granelli di sabbia tra le dita, a volte il tono si abbassa oppure si alza e a volte colpisce come una porta che sbatte nel cuore della notte.
Ci sono delle canzoni che durano tutta una vita e altre che durano solo qualche ora e questo non cambia l'intensità con cui si vivono e nemmeno ne determina l'importanza.
Si può ballare al suono di una canzone, e di questa in particolare io e te abbiamo ballato consumandola fino all'osso, e quel che è rimasto non è stato sufficiente per nessuno dei due.
Allora è qui che il ballo finisce, e si cerca una nuova canzone, si fruga tra vecchie memorie e vecchi costumi , ci si muove, e si capisce che le cose non si sentiranno mai più come una volta.
Se la mia partenza per Londra fu dettata dalla noia, il mio ritorno a Bologna è dovuto all'esigenza di preservarmi, perché esaurite le forze, penso che rigenerarsi sia l'unica cosa sensata da fare.

La città che mi attendeva all'atterraggio era semi deserta, buia, fredda e terribilmente umida, silenziosa e senza sorprese.
Quasi ogni cosa è invariata: dei negozi hanno chiuso, quasi nessuno ha aperto. I locali sono sempre gli stessi, le persone pure, solo un po più vecchie.
Di giorno il cielo è spesso grigio e i colori sono delicati, quando c'è il sole spesso è ancora più freddo di quando c'è la nebbia, che si presenta spesso la mattina e la sera.
Per sistemare diverse cose inciampo nuovamente nella burocrazia peggiore del pianeta, qui sembra che le cose siano ferme a vent'anni fa, quando ancora internet era ad appannaggio di pochi: già trovare un piano telefonico decente sembra un impresa, visto le scarse offerte ed i costi altissimi.
Intanto giro con la mia bici, hanno aperto una nuova pista ciclabile e decido di testarla, dopo mezz'ora l'ho percorsa tutta, tra macchine in sosta su di essa ed asfalti bucati.
In centro trovo qualche novità, hanno aperto diversi bar e ristoranti all'interno di un vecchio mercato ortofrutticolo, una piccola Covent Garden dove giovani hipster passano le ore a bere calici di vino.
Le giornate passano a singhiozzo, mi muovo quasi esclusivamente a due ruote, che siano quelle della bicicletta o della moto mentre il tempo sembra inconsistente ed inconsapevole della mia presenza: intanto continuo a girare col naso all'insù, chiedendomi quanti vedono le cose che vedo io.

Decido quindi di fotografarle, aspettando di risentire quel flusso vitale che porta alla generazione di qualcosa di meraviglioso. Impiego il tempo studiando e strutturando i miei progetti, pian piano quello che faccio diventa migliore e ricomincio a pianificare di vedere altri mondi.
Questa non è altro che una lunga vacanza, una vacanza che in fondo mi meritavo dopo così tanto tempo a correre e saltare, per concentrarmi solo su quello che amo veramente.
Ma come ogni vacanza, non si deve rischiare di perdere il proprio tono e la propria spinta perché capita che ci si perda nella dolce malia del non far nulla.
So di lavorare meglio se ho un obbiettivo, e ne sto disegnando uno tutto nuovo che abbia in se avventure, posti bellissimi e gente importante.
Non so quando avrò di nuovo un posto che potrò sentire come “casa”, e nemmeno so dove sarà, se sarò solo o se mi sentirò solo. 
Mi sto spogliando di ogni cosa superflua, per tornare ad una bellezza più primordiale, per caricarmi dietro solo quello che mi sarà utile e tutto il resto rimarrà in quell'immensa casa che è la mia testa.
Questo ballo è finito prima che la canzone terminasse, ma va bene così, non c'è nulla di male, tutte le canzoni terminano ma ogni suonatore sa che anche l'inizio di una nuova canzone è importante, perché da quello si decide se si ha voglia di restare ad ascoltare fino all'ultima nota, perché alcune canzoni ti fanno ballare da subito, ma senza dimenticare le lacrime versate per la canzone precedente.

West Bay, set del telefilm Broadchurch!


Scoprire le location di film e telefilm è diventata nel tempo un chiodo fisso, ed essendo Londra un enorme set cinematografico ho soddisfatto la mia voglia girandola in lungo e in largo ma evidentemente la cosa non mi bastava: data la mia ossessione per le serie tv della BBC, ho deciso di esplorare al di fuori della capitale, recandomi a sud ovest di essa, sulla costa giurassica del Dorset, nella piccola ma ormai famosa West Bay, set della serie Broadchurch (David Tennant, Olivia Colman).
Il mio piccolo viaggio nel Dorset inizia di venerdì subito dopo la fine del mio turno di lavoro, salgo rapidamente sulla mia bicicletta muovendomi da Hoxton fino a Stamford Hill, in quindici minuti o poco più sono a casa, e ho circa dieci minuti per prepararmi prima dell'arrivo dell'Uber taxi che trasporterà me ed un passeggero d'eccezione verso Heathrow.
Ovviamente non serve un aereo per arrivare a destinazione ma accanto all'aeroporto c'è un autonoleggio che ha prezzi sensibilmente minori rispetto a quelli che si trovano nelle aree più centrali di Londra.
Ironicamente il destino vuole che mi sia assegnata una 500 azzurra, e che io avessi un bomber con lo scudetto dell'Italia cucito a lato, ad ogni modo si sono già fatte le 6PM ed è ora di lasciare la capitale a tutto gas. Io ed il mio copilota ( mia mamma ) ci affrettiamo a salire appena sbrigate tutte le pratiche del noleggio, lei ovviamente si infila d'istinto al posto del guidatore pensando fosse quello del passeggero: un classico, chi non l'ha mai fatto?
Da Heathrow uscire dalla città è abbastanza facile e veloce e ci troviamo dopo poco sulle highway che conducono verso ovest, e a parte una piccola sosta per mangiare ed un paio di uscite sbagliate riusciamo a raggiungere la meta per l'orario stabilito.
All'arrivo a West Bay possiamo solo ammirare il piccolo porto che è tenuemente illuminato da modesti fari che emettono una luce giallastra, e si sente un leggero infrangersi di onde in lontananza, accompagnate da un odore dolciastro di salsedine.
L'appartamento che abbiamo prenotato è veramente delizioso, come mio solito ho usufruito del comodissimo AirBnB, sito che uso ormai per ogni mio spostamento.
L'indomani dopo una prima colazione leggera, muoviamo i primi passi nella piccola e accogliente West Bay: la prima cosa che vediamo è il piccolo porto alla luce del sole, continuando verso il mare in pochi passi arriviamo all'Esplanade, la via che conduce verso ovest costeggiando il mare e poi inerpicandosi per la parte alta della città.
Tornando indietro passiamo di fianco all'Ellipse dove sono girate alcune scene di Broadchurch, continuiamo poi verso est, passando sopra al ponte del Bridport Harbour, dal quale si vede chiaramente la casetta blu dove il personaggio interpretato da David Tennant viveva.
La casa è stata recentemente venduta per una cifra decisamente sopra al suo valore di mercato, prezzo da pagare per vivere in una casa abitata da un personaggio famoso!
Passato il ponte viriamo verso sud, passando davanti all'edicola dove David Bradley interpretava un inquietante e torbido giornalaio.
Ammetto che ero impaziente e volevo vedere la famosa costa giurassica, ci muoviamo dunque verso il mare passando da una deliziosa chiesetta in disuso.
La spiaggia è metà di sassi e metà sabbia, che non amo molto visto che si insinua ovunque senza permesso.
Appena l'alta scogliera si palesa resto senza fiato, è uno spettacolo maestoso ed imponente, oltre all'emozione di vedere una location che mi aveva già fatto sognare e innamorare già attraverso lo schermo.
Dal vivo è ancora più alta e massiccia, di un bellissimo colore rossastro, le stratificazioni molto evidenti, come se fosse la spina dorsale della terra.
Quando abbiamo visitato West Bay era ottobre e la temperatura si aggirava sui dieci gradi, ma questo non impediva ai bambini di fare il bagno e di correre dentro e fuori dall'acqua tirandosi secchiate a vicenda, ed i genitori si divertivano a guardarli giocare: praticamente uno scenario che non si vedrà mai in Italia.
Una volta riempiti di quelle atmosfere surreali, era ora di riempire la pancia e devo dire che il paese offriva diverse interessanti alternative, il pesce ovviamente è onnipresente ma la specialità per cui questo luogo è famoso è il granchio, e nello specifico il sandwich con la polpa.
Tornando sui nostri passi decidiamo quindi di fermarci in un Café Restaurant sulla spiaggia, il “Watch House”, edificio in legno molto accogliente, che offre piatti tipici inglesi come il fish&chips o il sopracitato crab sandwich, oltre che pizza ed ottime insalate.
L'atmosfera molto informale e leggera si sposa all'aria rilassata del paese, dove nessuno sembra aver mai fretta.
Il pomeriggio passeggiamo ancora un po sul lungo mare e poi per le strade poco trafficate del paese, provo a sentire la temperatura dell'acqua con la mano e penso non entrerei nemmeno fossi una foca.
Per l'ora di cena ci dirigiamo al Riverside Restaurant, che come suggerisce il nome, è collocato sulle sponde del fiume Brit, a pochi passi dalla casa blu di David Tennant: ovviamente le specialità sono di pesce e rimaniamo abbastanza sorpresi quando ci servono un granchio delle dimensioni della mia faccia, che viene prontamente spolpato e gustato in tutta la sua delizia.
Prima di rientrare in appartamento facciamo un ultimo giro per il lungomare illuminato da poche luci fioche, ben consapevole che non avrei rivisto quel mare per chissà quanto tempo.
Il giorno successivo purtroppo dobbiamo prendere la nostra 500 e dirigerci verso Londra, le strade di giorno rivelano dei panorami di campagna verdi e vasti, con tanti pascoli di mucche, cavalli e pecore, sulla strada si scorre velocemente, senza code ne intoppi, e dopo un paio d'ore siamo nuovamente ad Heathrow, pronti a prendere la metro in direzione Hackney.
Per me vivere in prima persona cose che ho vissuto, amato e sognato tramite schermo contribuisce a rendere più intensa l'esperienza del viaggio, stimolando la mia curiosità e la voglia di ripartire ogni volta per conoscere cose nuove, immergermi in altre atmosfere e forse, questa volta, ad assorbirne più del solito dato che un avventura stava per concludersi, ed ancora non sapevo a cosa avrebbe portato.



La tarda estate di Manchester

La prima cosa che ho pensato varcando la soglia di casa di Barry è stata “chi diamine è questo signore pelato con 'ste incredibili sopracciglia?”
Annebbiati dalla stanchezza e dal sonno arretrato io e Lisa ci facciamo aprir la strada dal nostro eccentrico anfitrione che fin troppo gentilmente ci mostra la nostra camera che puzzava di chiuso e muffa, poi, tra un abbraccio e un offerta di mangiare tutti assieme una banana all'una di notte, riusciamo finalmente a buttarci sul letto intriso di umidità. Per la prima volta mi sono figurato che odore possano avere i reumatismi.
Una volta a letto perdo i sensi molto velocemente nonostante la pancia bussi sordi colpi al cervello richiedendo cibo, infondo, avevo solo mangiato un misero panino molte ore prima.
Riprendere i sensi fu repentino quanto perderli: la prima cosa che vidi furono dei bastoni di legno fissati al soffitto Dio solo sa per quale motivo, una ragnatela all'angolo della stanza, degli scaffali di metallo da retrobottega pieni di fogli sparsi e manuali di vario genere.
Non si può dire che la sistemazione fosse ideale ma per quanto avevamo pagato andava bene così. Appena usciti dalla camera siamo di nuovo accolti da Barry, tracotante di affetto e premure, pronto a farci conoscere il famigerato calore del nord Inghilterra e altresì lesto ad offrirci altre banane, tè e biscotti.
Mi sento veramente coccolato, un po come la mamma sa fare e alla fine di mille discorsi siamo nel suo soggiorno e quasi quasi si fa un duetto alla chitarra di fronte alle riproduzioni dei migliori quadri di Mucha, ma desisto all'ultimo perché spasimo per vedere la città che ci ha accolti: Manchester.
Aprirei una parentesi sul fatto che ci troviamo dove ci troviamo: penso esistano pochi posti al mondo fatta ovvia eccezione per Londra, che abbiano dato alla luce una quantità di band come Manchester, tanto da prendersi l'appellativo di MAD-chester, e ancora meno posti che hanno dato alla luce gruppi che piacciono a me, perché diciamolo, quando si parla di musica con me bisogna stare veramente attenti a quel che si dice.
Cito qualche nome, in primis una delle mie band preferite di tutti i tempi, gli Smiths del poco simpatico ma senza dubbio grandissimo Morrissey, i punk Buzzcocks, i new wave Joy Division e poi New Order, i grandissimi Chemical Brothers, quelli che furono definiti i nuovi Beatles ossia gli Oasis, Happy Mondays, Delphic, Stone Roses ma solo per dirne alcuni.
Vivere o visitare Manchester senza conoscere la sua storia musicale è come andare a Firenze ignorando il duomo, gli uffizi e la fiorentina col chianti tutto allo stesso tempo.
Lasciamo la stanza attorno alle dieci di una calda mattina di settembre, vestiti troppo pesantemente a causa di una prematura voglia di autunno.
Vorrei vedere subito il ponte di Princess road dove i Joy Division scattarono le foto per uno dei loro album più famosi ma Lisa mi trascina verso il centro per andare a buttare qualcosa nello stomaco e spinti dalle correnti ci buttiamo in un bar vicino al Calatrava bridge che allaccia i lembi del fiume Irwell.
Essendo stati a Valencia e avendo visto sue opere maestose sparse per l'Italia e l'Europa, questo ponte non mi lascia particolarmente stupito ma tutto il contesto, la passeggiata lungo il fiume, i locali sparsi e gli altri ponticelli, gli edifici post industriali e le paperette, rendono l'insieme gratificante agli occhi. Proseguiamo a nord in cerca di un nuovo orecchino da naso per Lisa, e passeggiamo nella zona di Salford che ha visto in passato le scorribande di Morrissey e Smiths. Dopo qualche foto di rito viriamo a sud-est per visitare il colorato Royal Excange Theatre i cui colori al neon e le atmosfere frizzanti sono in contrasto con il silenzio innaturale della main hall, nella quale riecheggiano i suoni delle tazzine da caffè e il chiacchiericcio è annichilito dall'altezza del meraviglioso soffitto.
Si procede verso il centro della città per una visita alla Manchester art gallery, museo che ha un atmosfera molto casalinga e per niente imbalsamata, ci sono sedie a sdraio all'esterno dove i Mancuniani si bevono il loro caffè nero mentre leggono il giornale o si fanno quattro amorevoli chiacchiere con i vicini di sedia, circondati da un piccolo giardino di orchidee e piante aromatiche.
La parte stupefacente della galleria arriva quasi subito con una hall dedicata a vestiti d'epoca, la sezione anni 30 – 40 è davvero spettacolare, ottima anche la parte di design e come sempre rimango colpito dai pittori preraffaeliti e dalla sezione di arte moderna.
Da li a pochi passi si arriva a Chinatown, la seconda dopo Londra in fatto di dimensioni: gradevole, interessante ed economica, è il classico posto dove mangiare orientale spendendo cifre contenute ed uscendo dal ristorante rotolando, oppure dove tagliarsi i capelli incrociando le dita ma senza alleggerire di troppo il portafogli.
Rifocillati a dovere si procede in direzione nord-est verso il northern quartier, la zona più viva e frizzante del centro, piena stipata di negozi di musica, vestiti vintage e alternativi, negozi di musica caffè bar pub e ristoranti.
Vale la pena spendere diverse ore da Afflecks, un edificio stracolmo dei negozi sopracitati, tattoo shop e per mia grande gioia, un favoloso negozio di videogiochi d'epoca.
Per gli appassionati di abiti vintage consiglio una visita all'Oxfam charity shop e al Retro rehab, per chi non vive senza comprare almeno un vinile alla settimana troverà soddisfacente il Blue vynil, Vynil excange e l'Eastern block records.
Esausti dallo shopping sfrenato si decide di entrare più nell'atmosfera “chill” del norther quartier, spegniamo google maps e lasciamo che il vibe del quartiere ci conduca ad un pub con terrazzo dove bere una birra ghiacciata. Purtroppo non mi sono segnato il nome del posto e la mia memoria si sa, è penosa, per cui non ricordo assolutamente ne dove ne come si chiamava il locale, per cui non vi incuriosirò con troppi dettagli su come siamo stati bene tra gli alberi di melo della terrazza all'aperto.
La sera rientrando in stanza, ci ha accolto di nuovo Barry, vestito in perfetto tema Pride, con zeppe gonnellino e un vesito alla Sailor Moon, con tanto di parrucca bionda e occhiali stile sixties, offrendo salutari drink e come al solito banane.
L'indomani abbiamo preso il treno in direzione Macclesfield, per visitare la tomba di Ian Curtis, cantante della band Joy Division che nei tardi anni 70 ha contribuito alla ricchezza musicale di Manchester.
Macclesfield si rivela un borgo molto piacevole da visitare, piccolo ma vitale con il suo mercato della domenica pieno di stand gastronomici, moltissimi negozi aperti nonostante sia giorno festivo ( l'Inghilterra è un paese sostanzialmente ateo, quindi il concetto della domenica come giorno di riposo non è molto presente) e gremito di persone allegre, famiglie, bambini e anziani. Probabilmente i giovani preferiscono trasferirsi nella vicina Manchester per studiare e lavorare, questa cittadina non sembra offrire enormi svaghi ma la sua atmosfera ci culla per tutto il tempo, tempo che sembra scorrere pigramente, tra una chiacchiera con gli amici ed una pinta di birra.
Purtroppo il nostro di tempo in quell'atmosfera così rilassata stava terminando, per cui siamo risaliti sul treno dopo un rifocillante hamburger con patatine in un american bar esattamente di fronte alla stazione dei treni di Macclesfield, per poi prendere la coincidenza col nostro treno verso Londra.
Riguardando le foto di Manchester si sente il suono tagliente delle band che ci sono nate e vissute, immagino questa città post industriale nei suoi inverni più freddi e piovosi dove giovani artisti esorcizzavano il loro disagio attraverso una musica che sarebbe rimasta per sempre e che tutt'ora, mi accompagna giorno dopo giorno.


Prima di partire
Film: Control – Anton Corbijn
Canzone: Charming man – The Smiths, Ever fallen in love – Buzzcocks, I wanna be adored, Stone Roses, New Order – Ceremony, Joy Division – Love will tear us apart
Libro: Autobiography - Morrissey

Japan parte II - La città incantata

I giorni di permanenza a Tokyo erano ormai terminati, meta successiva Kyoto, l'antica capitale del Giappone, situata nella regione del Kansai a circa 510km da Tokyo.
Grazie al Japan Rail Pass si è potuto prenotare un biglietto del treno Hikari gratuitamente,la partenza è fissata per le tre di pomeriggio, subito dopo la visita al museo Ghibli.
Apro una piccola parentesi su questo: per chi non avesse mai visto nulla prodotto dallo studio Ghibli, raccomando di provare almeno uno dei loro cartoni più famosi, come “la città incantata” o “il castello errante di Howl”, questo museo è un tributo alla grande carriera di Hayao Miyazaki, direttore produttore regista e cofondatore dello studio, pluripremiato artista che ha fatto sognare generazioni di Giapponesi e non, con storie che riportano alle emozioni della nostra infanzia o prima adolescenza, quando il mondo era ancora così grande e pieno di cose da scoprire, e le amicizie si confondevano con l'amore e le cose non dette erano più importanti delle parole.
All'interno del museo non si possono fare foto, così si è costretti a stringere tutto nella propria memoria con una forza quasi violenta, in modo da non perdere quegli attimi in cui ci si è infilati nel labirinto per bambini o si è provato a capire come entrare nel gattobus pur avendo superato l'età limite che consente di farlo.
Usciti dall'edificio, che sembra anch'esso una creazione di Miyazaki, ci dirigiamo alla stazione centrale di Tokyo, biglietto e bottiglia con sali minerali in mano, curioso di provare i famosi bullet train: sensazione un po deludente, ma mezzo estremamente pratico, in due ore e mezzo ci troviamo nel Kansai e quello che percepisco appena messo piede a terra è un atmosfera scostante e contraddittoria degna della tipica filosofia orientale, yin che si trasforma in yang e viceversa in un circolo senza fine.
Se mi chiedeste: Kyoto è una città tranquilla? Io vi risponderei di si.
Se mi chiedeste: Kyoto è una città nevrotica? Io vi risponderei di si.
Certo è che i taxisti non hanno una morale stradale, si infilano ovunque un po a “spallate” e suonano appena il semaforo diventa verde, un po meno politically correct di quello che succede a Tokyo, dove tutti sono più pazienti, o più rassegnati.
Teoricamente fuori dalla stazione di Kyoto ci sarebbero da visitare la Kyoto Tower (brutta copia della torre televisiva di Berlino) ed un paio di tempi buddisti ma la stanchezza e la calura ci impediscono anche solo di pensare di andare a visitarli, farò visita successivamente in una mattinata dove il cielo sembrava cadere in mille schegge d'acqua.
L'appartamento prenotato con largo anticipo su Airbnb si trova nella zona est (so di essere ossessionato con l'est ) proprio a due passi da uno degli svariati corsi d'acqua che attraversano la città, si tratta di un appartamento in stile tradizionale, alla fine di un piccolo vicolo ombreggiato, sorvolato da uccelli di giorno e pipistrelli di notte.
La prima sera ci siamo recati nella ragnatela di stradine che costeggiano il fiume Kamo, la zona di Pontocho raggiunge il massimo del suo splendore dopo il tramonto, quando le calde insegne e le lanterne rosse si accendono. È una zona battuta soprattutto dai turisti ma c'è la possibilità di vedere diverse persone in abiti tradizionali, che sfoggiano orgogliosamente i colori della loro terra.

Impossibile morire di fame qui, i ristoranti sono accatastati l'uno sull'altro e merita una visita, previa prenotazione, di uno di quelli con terrazza sul fiume, attenti però a non attardarvi troppo nella scelta del posto, verso le sette di sera i locali iniziano ad essere decisamente pieni e non chiudono molto tardi. Se sarete fortunati assisterete a qualche divertente messa in scena di cuochi e camerieri, che presi dal fervore inizieranno a scambiare battute coi clienti e a farsi battute a vicenda, urlando nella loro lingua litanie di saluti e arrivederci.

Seguendo i corsi d'acqua si raggiungono piccole piazze e ponticelli caratteristici, dove le coppie più ardenti si tengono addirittura per mano, e si intravedono le sale da tè, frequentate solo da autoctoni. Avvicinandosi al centro sempre proseguendo per strade secondarie ci si imbatte in numerosi palazzi che ospitano un locale differente per ogni piano, si va dai karaoke bar, ai night e alle discoteche, ma quello che va per la maggiore sono i locali jazz e blues.
Anche a Tokyo avevo notato una quantità inusuale di locali dalla nota blu, ma a Kyoto sono veramente ovunque, che si tratti di un piccolo whiskey bar o di un negozio di dischi oppure di un raffinato ambiente, nei vicoli e nelle strade di questa città riecheggiano le note doriche di Miles Davis e la chitarra nasale di
Wes Montgomery: capisco ora lo scrittore giapponese Haruki Murakami che in un modo o nell'altro infila sempre un tocco jazz in ogni suo romanzo (ha addirittura scritto un bellissimo libro sui grandi del jazz), e mi sembra quasi di poterlo vedere mentre apre una di quelle porte nere e si infila solitario in un locale mentre la notte inghiotte la città, seduto in un tavolo in disparte dal quale però può vedere il palco, mentre il ghiaccio si scioglie nel suo bicchiere e l'aria è più nebbia che altro.
Purtroppo anche a Kyoto in estate le giornate sono opprimenti e afose, tormento che ci ha seguiti dal nostro arrivo in terra nipponica, ne ho approfittato quando il tempo ha iniziato a guastarsi e a piovere. Armato solo della mia canottiera e pantaloncini sono uscito sotto la pioggia torrenziale per visitare a piedi alcuni templi e raggiungere zone un po fuori mano, col risultato di tornare a casa con anche le mutande bagnate, ma impreziosito da queste immagini della città frustata dall'acqua, il fiume e i canali gonfi e impetuosi, e finalmente sono riuscito a sedermi sotto il tendone di uno di quei bar dove ci si siede solo al bancone, mentre aspettavo che spiovesse o per lo meno la pioggia calasse di intensità.

Un posto da considerare seriamente sia in caso di pioggia che non, è il Nishiki market, un mercato vecchio di quattrocento anni, coperto per quasi la sua interezza, ospita un numero spropositato di negozi e locali dai prezzi non sempre a buon mercato: ottimo per comprare qualche souvenir oppure tentare la fortuna alle slot machines, mangiare un boccone veloce o bere un caffè da Starbucks, questo luogo di perdizione sito nel centro di Kyoto (downtown) riuscirà in un modo o nell'altro a risucchiare la vostra carta di credito mettendo a dura prova la vostra capacità decisionale, meglio un Kimono da 200 euro oppure mangiare?
Ma arriva anche il momento di lasciare questa città per tornare a Tokyo, più precisamente nella piccola Narita, dove spenderemo l'ultimo giorno prima della partenza per la nostra Londra in un hotel Ryokan ( tradizionale giapponese ) sito di fronte al meraviglioso tempio Shinsho-ji costruito dentro un enorme parco dove mi sono perso tra corsi d'acqua, zanzare e un gatto poco amichevole.
Lasciamo il Giappone alle undici e venti di mattina, ed è strano indossare jeans e camicia dopo quindici giorni di canottiere e shorts, ed è come quando i suoni sono ovattati e man mano si torna a sentire, la lunga traversata verso un luogo conosciuto, salutando un luogo che prima non si conosceva e che ora si ricorderà con malinconia, del resto, questo è il significato di un viaggio.



Prima di partire

Libro: Memorie di una geisha – Arthur Golden

Canzone: Bumpin on sunset - Wes Montgomery 
Film: La città incantata – Hayao Miyazaki