Japan parte II - La città incantata
I giorni di
permanenza a Tokyo erano ormai terminati, meta successiva Kyoto,
l'antica capitale del Giappone, situata nella regione del Kansai a
circa 510km da Tokyo.
Grazie al Japan Rail
Pass si è potuto prenotare un biglietto del treno Hikari
gratuitamente,la partenza è fissata per le tre di pomeriggio, subito
dopo la visita al museo Ghibli.

All'interno del
museo non si possono fare foto, così si è costretti a stringere
tutto nella propria memoria con una forza quasi violenta, in modo da
non perdere quegli attimi in cui ci si è infilati nel labirinto per
bambini o si è provato a capire come entrare nel gattobus pur avendo
superato l'età limite che consente di farlo.
Usciti
dall'edificio, che sembra anch'esso una creazione di Miyazaki, ci
dirigiamo alla stazione centrale di Tokyo, biglietto e bottiglia con
sali minerali in mano, curioso di provare i famosi bullet train:
sensazione un po deludente, ma mezzo estremamente pratico, in due ore
e mezzo ci troviamo nel Kansai e quello che percepisco appena messo
piede a terra è un atmosfera scostante e contraddittoria degna della
tipica filosofia orientale, yin che si trasforma in yang e viceversa
in un circolo senza fine.
Se mi chiedeste:
Kyoto è una città tranquilla? Io vi risponderei di si.
Se mi chiedeste:
Kyoto è una città nevrotica? Io vi risponderei di si.

Teoricamente fuori
dalla stazione di Kyoto ci sarebbero da visitare la Kyoto Tower
(brutta copia della torre televisiva di Berlino) ed un paio di tempi
buddisti ma la stanchezza e la calura ci impediscono anche solo di
pensare di andare a visitarli, farò visita successivamente in una
mattinata dove il cielo sembrava cadere in mille schegge d'acqua.

La prima sera ci
siamo recati nella ragnatela di stradine che costeggiano il fiume
Kamo, la zona di Pontocho raggiunge il massimo del suo splendore dopo
il tramonto, quando le calde insegne e le lanterne rosse si
accendono. È una zona battuta soprattutto dai turisti ma c'è la
possibilità di vedere diverse persone in abiti tradizionali, che
sfoggiano orgogliosamente i colori della loro terra.
Impossibile morire
di fame qui, i ristoranti sono accatastati l'uno sull'altro e merita
una visita, previa prenotazione, di uno di quelli con terrazza sul
fiume, attenti però a non attardarvi troppo nella scelta del posto,
verso le sette di sera i locali iniziano ad essere decisamente pieni
e non chiudono molto tardi. Se sarete fortunati assisterete a qualche
divertente messa in scena di cuochi e camerieri, che presi dal
fervore inizieranno a scambiare battute coi clienti e a farsi battute
a vicenda, urlando nella loro lingua litanie di saluti e
arrivederci.

Anche a Tokyo avevo
notato una quantità inusuale di locali dalla nota blu, ma a Kyoto
sono veramente ovunque, che si tratti di un piccolo whiskey bar o di
un negozio di dischi oppure di un raffinato ambiente, nei vicoli e
nelle strade di questa città riecheggiano le note doriche di Miles
Davis e la chitarra nasale di
Wes Montgomery: capisco ora lo
scrittore giapponese Haruki Murakami che in un modo o nell'altro
infila sempre un tocco jazz in ogni suo romanzo (ha addirittura
scritto un bellissimo libro sui grandi del jazz), e mi sembra quasi
di poterlo vedere mentre apre una di quelle porte nere e si infila
solitario in un locale mentre la notte inghiotte la città, seduto
in un tavolo in disparte dal quale però può vedere il palco, mentre
il ghiaccio si scioglie nel suo bicchiere e l'aria è più nebbia che
altro.
Purtroppo anche a
Kyoto in estate le giornate sono opprimenti e afose, tormento che ci
ha seguiti dal nostro arrivo in terra nipponica, ne ho approfittato
quando il tempo ha iniziato a guastarsi e a piovere. Armato solo
della mia canottiera e pantaloncini sono uscito sotto la pioggia
torrenziale per visitare a piedi alcuni templi e raggiungere zone un
po fuori mano, col risultato di tornare a casa con anche le mutande
bagnate, ma impreziosito da queste immagini della città frustata
dall'acqua, il fiume e i canali gonfi e impetuosi, e finalmente sono
riuscito a sedermi sotto il tendone di uno di quei bar dove ci si
siede solo al bancone, mentre aspettavo che spiovesse o per lo meno
la pioggia calasse di intensità.

Ma arriva anche il
momento di lasciare questa città per tornare a Tokyo, più
precisamente nella piccola Narita, dove spenderemo l'ultimo giorno
prima della partenza per la nostra Londra in un hotel Ryokan (
tradizionale giapponese ) sito di fronte al meraviglioso tempio
Shinsho-ji costruito dentro un enorme parco dove mi sono perso tra
corsi d'acqua, zanzare e un gatto poco amichevole.
Lasciamo il Giappone
alle undici e venti di mattina, ed è strano indossare jeans e
camicia dopo quindici giorni di canottiere e shorts, ed è come
quando i suoni sono ovattati e man mano si torna a sentire, la lunga
traversata verso un luogo conosciuto, salutando un luogo che prima
non si conosceva e che ora si ricorderà con malinconia, del resto,
questo è il significato di un viaggio.
Prima di partire
Libro: Memorie di
una geisha – Arthur Golden
Canzone: Bumpin on sunset - Wes Montgomery
Film: La città
incantata – Hayao Miyazaki
I tuoi resoconti di viaggio sono sempre una lettura piacevole e intelligente
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