Oltre al retrò

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-Ho una storia sulle strette di mano - Disse Al, incrociando le dita per poi scrocchiarle mentre stiracchiava il resto del corpo pigramente.
-Quando ero piccolo mio padre mi portò in un jazz club ad Hoxton per vedere questa leggenda vivente del blues, e ovviamente io ero lo spettatore più giovane.
A fine concerto mi sembrò incredibile quando un gruppo di amici di papi mi presentarono a lui. Tremavo come una foglia davanti a questo signore nero, alto e dagli occhi profondi, che, volendo fare il giovane, mi porse il pugno.
Ero talmente nervoso e non sapendo esattamente cosa fare, avvicinai le mani al suo pugno, lo afferrai ed iniziai a scuoterlo dall'alto verso il basso. Fu uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita.
Non stento a crederlo replicai in maniera leggermente impersonale, ma era quello che il mio inglese mi permetteva di trasmettere.
- Fu più imbarazzante di quella volta - continuò Al – che mi trovai a lanciar sassi alla polizia di L.A. e quando loro iniziarono a caricarci, presi la bicicletta più vicina ed iniziai a pedalare velocissimo. Una bicicletta dalle ruote minuscole che per quanto spingessi sui pedali andava esageratamente piano.
Una volante della polizia mi raggiunse, probabilmente con la prima ingranata, si mise parallela a me ed un poliziotto enorme si sporse dal finestrino, mi guardò, e con voce profonda scandì la parola "rallenta".
Lo guardai allibito e misi tutta la forza che avevo nelle gambe ma lui allungò il braccio e mi tirò su per il bavero della giacca senza alcuno sforzo, mentre la bici continuava ad avanzare in linea retta così lentamente da chiedersi come facesse a stare in piedi.
A quel punto mi venne qualche dubbio sulla veridicità di quelle storie, ma il trasporto col quale Al me le raccontava le rendeva vere a prescindere dal fatto che fossero accadute o meno.
Sentivo le mani seccate dalla polvere e spaccate dal freddo e dal clima secco, ma non ci davo più di tanto peso. In quell'istante Kev si mise davanti al computer, che era collegato a due casse e subwoofer. Mise su del bel punk '79, veloce e tirato.
Maledizione , pensai, per quanto mi sforzassi di capire quel che mi veniva detto, almeno metà dei discorsi se ne andavano giù per il cesso.
Volevo i colleghi londinesi puro sangue? Ora dovevo tacere.
Mi soffermai ancora ad osservare la schiena di Al, mentre lui prezzava vestiti uno dopo l'altro, con le sue cuffie alle orecchie ed un berretto di cotone in testa.
Tornai ad inserire gli antitaccheggio sui maglioni mentre di sbieco guardavo quel che succedeva attorno a me.
A volte la musica era così alta da creare interferenze coi miei pensieri, talmente alta da coprire le voci di chi mi chiamava.
Girai lo sguardo verso Mk, una ragazza alta con una chioma folta e bruna, magra e con delle belle mani affusolate, unghie curate e laccate di rosso scuro, gli occhi infossati, un naso aquilino e i denti storti.
Non si può dire sia una brutta ragazza, anzi, nella sua semplicità e goffaggine riesce ad essere affascinante.
Si muove ondeggiando le anche e si stringe nelle sue spalle, assomigliando in un qualche modo ad un personaggio di Tim Burton, una figura timida, ma con molti assi nelle maniche.
Prima dell'arrivo di Ricky, l'unico con cui lavoravo a diretto contatto era Dan, nato a Coventry, da cui un accento completamente differente a quello Londinese.
Alto e dinoccolato, ha due occhi azzurro ghiaccio e dei capelli lunghi come i cantanti grunge di Seattle negli anni 90.
Con l'arrivo di Ricky, ora ho due partner nello svolgimento della routine del magazzino. Anche lui, come Martyn e Steve, proviene dall'estremo est di Londra, ed è presto diventato compagno di lavoro, di chiacchiere e scambio di aneddoti.
La sua caratteristica principale, oltre alla per me difficile parlata, è la naturalezza con cui fa commenti assolutamente fuori luogo, ad esempio chiedendosi davanti ad un vasto pubblico, se le telecamere lo avessero ripreso mentre lavorava di dita dentro il naso. Chiede scusa quando rilascia gas intestinali, e ne commenta durata ed intensità.
Per differenza culturale, ogni tanto fatico a capire quando qualcuno di loro è veramente arrabbiato o giù di morale ma so di per certo che la volta in cui a Ricky cadde per due volte consecutive il magnete per rimuovere gli antitaccheggio in mezzo alle puntine metalliche, beh, quella volta posso affermare fosse veramente furibondo.
Non so se avete presente nei negozi, quando acquistate un vestito di solito alla cassa hanno un oggetto che sfregano contro alla maglia o pantalone che sia, e dopo di chè potete uscire dal negozio senza che l'antifurto inizi a strillare acidamente.
Bene, quell'oggetto ha al suo interno un magnete davvero potente. Ho provato ad attaccarlo un po ovunque a lavoro per vedere quanta presa avesse, se fossi riuscito ad attaccarlo al soffitto sono quasi sicuro che sarei riuscito ad appendermici senza cadere. Ora immaginate quel magnete cadere in una vasca piena di puntine metalliche affilatissime, ed uscirne tipo palla chiodata.
Ricky iniziò allora a staccare puntina per puntina dal magnete, e, quando aveva quasi finito, gli ricadde esattamente nella stessa vaschetta. Quella volta disse una parolaccia.
Quel che mi sconvolse la prima volta che vidi Martyn era la somiglianza incredibile con un mio amico. Fatta eccezione per il naso marcatamente a punta, il resto della fisionomia era davvero simile. Martyn mi ricorda un Drugo, non so se avete presente, quei tizi che cantano "i'm singing in the rain", gambe sottili e storte e camminata alla Lupin, il peso della testa in avanti ed il collo un po schiacciato, mani sempre in tasca, scarpe eleganti, pantaloni eleganti, maglia bretelle e coppola, questo è Martyn. Scontroso per ideologia, tendenzialmente fannullone ma brillante, fu trascinato in una trappola ideata da Dave che riuscì a chiuderlo fuori dalla saracinesca, con lo stratagemma di andare a tirar mazzate con le mazze da golf ai cumuli di foglie in strada. Per far si che qualcuno gli aprisse, Martyn si mise a colpire ferocemente la saracinesca di metallo. Dopo diversi colpi qualcuno si chiese cosa stesse succedendo fuori. Dave liquidò dicendo - nulla, è solo Martyn.
Lou Lou iniziò una lunga sequenza di collegamenti tra vari personaggi della ditta e personaggi esterni più o meno famosi, sequenza che si ferma per ora ad oggi quando Veronica mi ha detto di essere amicona della cantante di un gruppo che mettevo spesso nei miei djset.
Lou Lou stessa conosce quel batterista che conosco anch'io e anche quell'altra batterista con cui ho suonato nel mio ultimo gruppo, MK è fidanzata con quel chitarrista di quella certa band, le cui canzoni venivano da me usate quando lavoravo in radio, e Dan suona nella stessa sala di quel gruppo che ho visto qualche mese fa assieme a Lisa in concerto in east London, e Dan stesso fa parte di una band sotto la stessa booking agency di altri gruppi belli grossi.
Ricky per ora non mi ha rivelato conoscenze nello showbiz, ma lui stesso, oltre ad essere un ottimo rocker, ha girato un paio di guide di east London davvero esilaranti.
Di lavorare in un posto un tantino al di sopra delle righe mi ero già accorto da tempo, ma la sera della cena di natale, quando Kev alle quattro di pomeriggio portò birra a tutti per caricarsi, mi venne il timore di aver sottovalutato la faccenda.
Quella sera optai per vestirmi con tonalità di grigio e viola, cravatta di pelle e capigliatura stile '50. Col senno di poi ammetto che i colleghi del mio settore si erano orientati su un vestiario vintage medio eccentrico ma tutto sommato pacato. Nel tragitto verso il locale della festa ci fermammo ad un pub rock - punk '77 molto d'atmosfera, nel cuore del quartiere middle class di Angel, giusto il tempo di una birra e qualche canzone dei Buzzcocks e dei Wire. Nel tragitto approfondii la conoscenza dell' indiano gay tecnico dei computer (ora non sono più sicuro sia gay, ma inizialmente lo ero), una persona di una bontà e gentilezza disarmanti, buddhista, spesso strapazzato e chiamato per le esigenze più assurde con urla selvagge.
Del genere: il database dei vestiti non funziona, il tecnico non viene scomodato. Spotify non si connette, il tecnico viene buttato giù dalla sedia seduta stante da un urlo cavernicolo di qualche personaggio con gli occhi iniettati di sangue: è così che di solito funziona.
Infine dopo il pub ( The Mucky Pup, 39 Queen's Head St) ci recammo alla festa, sita al piano superiore di un pub sempre ad Angel. Nonostante fossero le otto e la festa fosse iniziata da più di un ora, c'era ancora poca gente, così decisi di prendermi un calice di vino al bancone. Era gratis.
Dopo poco iniziarono ad arrivare frotte di persone, e il Dj iniziò a scaldare la pista. Arrivò una rossa con abito dorato che ricordava la regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie, arrivò un uomo sui tacchi ed un gigante di due metri con oltre venti centimetri di zeppe. La direttrice con un abito meraviglioso e le sue braccia tatuate in bella vista, uomini e donne truccati a perfezione, il tutto ricordava il ballo di Eyes wide shut, farcito di consumazioni gratis e rock ad alto volume.
Purtroppo non restai a sufficienza per vedere il capo dell'ufficio personale sdraiata nel bagno con le gambe appoggiate alla parete o per vedere gente che inveiva ai taxisti che provavano a caricarli per portarli a casa, ma tutto quel luccichio e quell'oro mi stavano facendo davvero girare la testa.
Affrontiamo le cose un poco alla volta, pensai. Il giorno seguente a lavoro trovai il mio capo steso sulla scrivania con due occhiaie da paura, la sera prima gli avevo donato le consumazioni gratuite che mi erano avanzate.
MK accusava un mal di testa violento mentre Al si teneva un sacco di piselli surgelati su una tempia. Quella giornata a lavoro Steve fu il vero protagonista della scena, non avendo lui partecipato ai festeggiamenti della sera prima per via di una moglie un po nazista, detenne il potere di scegliere musica per l'intera giornata e ci mostrò con eccessiva pedanteria di quante energie fosse in possesso, cantando e ballando per otto ore.
A fine giornata le mie orecchie erano stuprate da una playlist da chiesa, si, perché ascoltare musica orrenda è una maledetta violenza.

Con lo stomaco che brontolava ed un sonno pulsante tornai a casa a fine giornata, aprii la porta e buttai la giacca per terra, mi sfilai le scarpe senza slacciarle e accesi il bollitore dell'acqua per farmi un tè. Guardai fuori dalla finestra mentre l'acqua bolliva, il buio aveva inghiottito la città ormai da qualche ora. D'inverno le giornate di Londra sono proprio corte.


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