ACCADDE DOMANI
In cosa consiste
esattamente la libertà?
È più facile
immaginare la libertà per quello che non è.
Quando ci si sente
intrappolati in una sensazione, quando si è rinchiusi, quando si
hanno ansie, paure che ci bloccano ed impediscono di essere quello
che realmente siamo.
Ecco, queste cose
non sono libertà.
Il dover combattere
tutti i giorni contro qualcosa, preoccuparsi per i soldi, per la
carriera, inseguire chimere, dover sottostare a schemi dettati da
altri, dai genitori, dalla scuola, dalla società.
Trecentosessantaquattro
giorni fa era sabato. Almeno credo, non sono molto bravo con i
numeri.
Ad ogni modo, circa
un anno fa era sabato.
Ricordo che durante
il giorno c’era il sole, ed era abbastanza caldo. Nel cielo qualche
nuvola bianca, vento come sempre a Brighton.
La giornata era
abbastanza lenta, sveglia prima di mezzogiorno ad ogni modo,
probabilmente un’abbondante colazione, sinceramente non ricordo.
Purtroppo per una
ragione o per l’altra mi stavo perdendo tanti eventi in città,
pensare che l’avevo scelta proprio per aver sempre qualche
distrazione sotto mano.
Nei periodi che
seguono le mie separazioni, generalmente ho una fase di apatia in cui
passo davvero troppo tempo a fissare il soffitto e troppo poco tempo
fuori dalle quattro mura di casa.
Fortunatamente quel
periodo stava finendo, anche se quel sabato mi ricordava certe
domeniche di un qualsiasi tardo novembre.
Già da tempo mi ero
accorto che l’anestesia di certi giorni passati fermo a letto se ne
stava andando, e soprattutto stava succedendo quello che
spaventosamente non era ancora accaduto: sentire, sentire di nuovo
tutto, sentire le cose con forza quasi violenta, com’era accaduto
in passato e come mi aspettavo sarebbe successo di nuovo.
Ma quella reazione
ha tardato così tanto ad arrivare. Forse quell’anestetico, forse
tutti quegli anni, forse un compromesso di troppo assieme a
quell’autoconvinzione che le cose andassero bene così, perché
forse il mondo girava davvero come mi avevano sempre detto.
Diverse cose stavano
accadendo giù in città: il Great Escape, il Brighton Festival ed il
Fringe e praticamente me li stavo perdendo tutti, perché non sapevo
bene con chi andare, perché non ero stato capace di trovare persone
con cui condividere tutte quelle emozioni che si stavano risvegliando
e scalpitavano nervose ed arrabbiate per essere state zittite per
così tanto tempo.
Ammetto di essermi
sentito veramente solo.
Ed è stato in quel
momento che mi hai scritto un SMS. Come se ci fossero ancora i vecchi
cellulari di una volta, che non sai se la persona ha letto il
messaggio oppure no, quei messaggi in cui non puoi inserire faccine
gialle ma solo parentesi e trattini.
Mi sono serviti solo
pochi secondi per leggerlo, e sentire quasi il tono della tua voce.
La prima sensazione
fu di allegria e leggerezza, la stessa che si prova nel ricordare il
profumo della primavera dopo un inverno rigido.
Solitamente sono
molto veloce a rispondere a qualsiasi messaggio, certe persone
direbbero che sono ossessionato e forse non hanno tutti i torti.
Ho aspettato più
del solito quella volta, forse per dilatare quell’istante di
sublime felicità e di paura il più a lungo possibile.
E poi il terrore di
non saper gestire le situazioni, di uscire dalla mia zona sicura, da
quei momenti in cui avevo finalmente trovato nuovamente conforto a
gioia.
Capita di rado, ma
capita, che in qualche modo si percepisca che qualcosa è in procinto
di cambiare per sempre, ed ogni mossa, ogni pensiero saranno
determinanti nel cambiamento.
Un infinita pioggia
di variabili che devono creare l’armonia o il completo caos.
Ricordi quando siamo
saliti sopra la fermata dell’autobus? Ed io volevo fare foto a
quell’incredibile spettacolo di luci ma avevo dimenticato la memory
card. E tu che mi davi del novellino ed avevi così ragione!
E la storia dei
soldati richiamati dall’India per combattere una guerra non loro,
le lettere alle mogli ed alle fidanzate e quella birra che avevi
comprato solo per me, perché sono io la donnicciola che beve birra
da poco, e che quella sera mi hai promesso che mi avresti insegnato a
bere come un vero uomo.
Proiettarono la
marcia di mille persone, che attraversavano campi di fiori di loto e
che non sarebbero mai tornate alle loro case, ed ogni singola
immagine era di una malinconia perfetta.
Iniziavo a sentire
un peso enorme sul petto, le guance arrossate anche se non si
vedevano per il buio e per il colore della mia pelle e gli occhi che
si caricavano sempre di più.
Ero completamente
sopraffatto da quello spettacolo tanto da dimenticarmi di chi avevo
accanto, ma poi all’improvviso mi girai e servì meno di niente per
capire che i tuoi occhi stavano vedendo le stesse cose che vedevo io.
Mille miglia oltre
fino al punto in cui le parole “bellezza”, “gioia”
“felicità”, “tristezza”, “malinconia”, “amore”
perdono completamente di ogni senso e confine.
Assieme, per la
prima volta, soli in mezzo ad un fiume di persone, mi sono sentito
inerme, privo di ogni barriera, completamente nudo a quegli occhi che
mi avevano raggiunto in un battito di ciglia in una terra che fino a
quel momento era stata solamente mia.
E dopo quel che è
successo diventa più nebuloso e veloce, tra risate e cadute, tra una
canzone degli Smiths ed una dei Joy Division e quando meno ce
l’aspettavamo i gabbiani volavano bassi sul porto.
Alla fine c’era un
silenzio pieno di tutto quello che sarebbe accaduto molto tempo dopo.
Seduti a guardare il
mare ed il cielo schiarire così presto.
In quell’SMS mi
avevi chiesto di andare a vedere lo spettacolo di luci al Pavillion,
e che potevamo trovarci prima per quattro chiacchiere.
E ricordo ancora la
mia risposta.
“Vengo solo se
porti tu da bere”.
Bravo Giorgio!!!!!!
RispondiEliminaE' sempre un piacere leggerti !
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